“Sono nato nel 1929, in una ridente località della nostra penisola, Milano, sono molto alto, bello, decisamente simpatico. Ho una intelligenza sfrenata e un fascino che fa impazzire le signore.”
Così si presentava Carlo Jacono. E sempre con questa baldanza, un po’ strafottente, entrava in redazione e a noi, che fingevamo di non vederlo e non alzavamo la testa dalla scrivania, urlava: “Comodi, comodi!!!” Ma poi si ridiventava seri e si cominciava a parlare di lavoro, cioè di copertine. Quelle copertine le cui illustrazioni hanno dato un marchio inconfondibile sia al Giallo sia a Segretissimo.
Una lunga storia iniziata per il giallo nel febbraio del 1951, con l’illustrazione al romanzo SELBY E ‘ IN PERICOLO, di Erle Stanley Gardner. E per Segretissimo dieci anni dopo, nel 1961 per il romanzo IL NOSTRO AGENTE A RIO di Jean Bruce. Sullo sfondo di Rio con il “Pan di Zucchero,” in primo piano l’immagine di una bellissima ragazza, provocante, scollata, molto scollata per i tempi, una anzi la prima di una lunga passerella di seduzione femminile, ammiccante, ma senza volgarità. Una presenza costante, la donna, in queste copertine che richiedevano per altro anche e forse soprattutto, scene di guerra e di combattimenti, su scenari internazionali. Armi di ogni genere, aerei, navi, carri armati, divise militari... soggetti a lui particolarmente cari che disegnava con una perizia e una precisione insuperabile.
Siamo stati a lui legati per anni da esigenze professionali e da un rapporto affettivo. Un lungo rapporto umano non esente anche da discussioni accese. Ma comunque forte per la grande stima reciproca.
Lo ricordiamo come artista e come professionista. Come uomo con un profondo senso della famiglia, un marito e un padre esemplare. E infine come un grande amico con il quale abbiamo avuto la fortuna di condividere anni di lavoro e di vita privata.
Lia Volpatti